“Carlo Mo e la sua città”. Questo il titolo dato alla mostra permanente che il grande scultore di rilievo internazionale ha lasciato a Pavia alla sua morte nel 2004, all’età di 81 anni. Ora le sue grandi opere in acciaio inox sono visibili da tutti. Nel giardino del suo atelier, al Chiozzo, in via Mascherpa 2, oppure per le vie della città, una decina di insigni sculture collocate nei posti più caratteristici. L’atelier sarà aperto fino al 4 luglio, con orario 10-20, su prenotazione (tel. 335-8040553). Le sculture in città sono visibili a tutti, anche se la frenetica vita quotidiana a volte ci impedisce di alzare lo sguardo verso il cielo e notare uno dei giganti di Mo. La figlia Paola ha ospitato stampa ed autorità (l’assessore alla cultura Giacomo Galazzo, la vice presidente della Fondazione Comunitaria Renata Crotti, amica di Mo e divulgatrice delle sue opere, il direttore della banca Consulia di Pavia, Guido Caravaggi, che ha sostenuto l’iniziativa, l’ex sindaco di Pavia Andrea Albergati, il prof. Paolo Veronesi della Ibis edizioni, che ha presentato una cartina illustrativa delle opere di Mo a Pavia) per la presentazione dell’evento, che sarà accompagnato, sabato 24 giugno, con partenza da via dei Mille 130 alle 18, da una biciclettata con un itinerario alla scoperta di tutte le opere dello scultore (per info Fiab lab di Pavia). Vicentino di origine, dal 1942 Mo conobbe Pavia e non se ne andò più. Sue opere sono collocate in alcuni dei più importanti musei italiani e stranieri. Il governo del Madagascar l’incaricò per la realizzazione di un monumento al Portatore Malgascio (altezza 11 metri); nel parco di Cesano Boscone figura un altro monumento (metri 4×4 in acciaio inox saldato e scatolato a Pavia); all’aeroporto Forlanini di Linate venne posta Halley (metri 7×4); mentre per la sede del Medio Credito Lombardo di piazza Cadorna a Milano fu la volta di Evoluzione, una scultura cinetica, sempre in acciaio. In tutto le opere di Mo presenti a Pavia sono una decina. Quasi tutte in ottimo stato, tranne “La Deposizione”, a fianco del Duomo, donata dall’Associazione Artigiani della Provincia di Pavia ai tempi del leggendario Luigi Ponzio, in occasione del cinquantenario dell’associazione. Ora alla base della scultura abbondano erbacce, ruggine e foglie non raccolte. Insomma, uno stato di degrado, che rispecchia i tempi e gli uomini che si sono avvicendati in seno a questa associazione. Di diverso aspetto “Alboino e Teodolinda”, l’impressionante scultura sul rondò vicino al Policlinico, sul ponte della ferrovia, che fu donata alla città da Fortunato Fedegari nel 1995, in onore del fratello. Ancora oggi, dopo 22 anni, l’azienda ne ha cura.
Due uomini d’acciaio, Fedegari e Mo
I “Longobardi” è l’opera monumentale di Carlo Mo donata a Pavia da uno dei fondatori della Fedegari Autoclavi di Albuzzano, Fortunato Fedegari, che volle ricordare la scomparsa del fratello Giampiero, mancato nel 1993. Carlo Mo era solito dire: “Non importa che la vita sia lunga, l’importante è che sia larga”. Fortunato Fedegari e Carlo Mo conoscevano il segreto per allargarla.
Tempo dopo la scomparsa dell’artista, Fortunato Fedegari lo ricordava ad alcuni amici
con queste parole: “Carlo Mo, per me e la mia famiglia era come un fratello, tanto che mi è stato testimone di nozze.
In fabbrica si comportava come tutti gli altri operai che lo consideravano uno di loro, pur riconoscendogli il grande prestigio che emanava da ogni suo gesto.
Non è giusto dire che siamo stati i suoi mecenati perché il binomio Mo-Fedegari lo abbiamo sempre considerato come una cosa logica e naturale.
Oggi, esportando in tutto il mondo i nostri prodotti, facendoci conoscere abbiamo sempre l’orgoglio di dichiararci “pavesi” ed in “simbiosi” con Carlo Mo.”